SOCIAL ED EFFETTI AVVERSI
COS’E’ UN EFFETTO AVVERSO?
Se proviamo a fare una ricerca su un motore di ricerca, la definizione di un effetto o evento avverso che ci verrà proposta sarà: “un episodio sfavorevole, non intenzionale e indesiderabile, che si verifica in un paziente in relazione a un processo assistenziale o alla somministrazione di un trattamento, causando un danno che può essere prevenibile o meno. La sua definizione è ampia e include situazioni come un danno derivante da un errore medico, un peggioramento della salute o la morte del paziente”.
Proprio come nell’ambito delle cure mediche, dei farmaci, del tabacco e dell’alcol, anche al complesso mondo dei social si possono verificare effetti avversi e danni. Come siamo abituati a trovare un bugiardino nella confezione di un medicinale, anche le piattaforme social dovrebbero informare dei rischi collegati al loro uso.
Il rischio di subire dei danni – anche di natura permanente – dalla frequentazione dei social è un fatto che possiamo definire notorio, mentre le società che li creano e li gestiscono nascondono tale evidenza ai giovani utenti (o ai loro genitori).
Non per nulla il Surgeon General statunitense, capo esecutivo del servizio sanitario nazionale USA, ha suggerito di utilizzare, per i social, avvisi simili a quelli presenti sui pacchetti delle sigarette (cfr. l’articolo “Surgeon General: Why I’m calling for a Warning Label on Social Media Platforms” pubblicato su New York Times in data 17.06.2024).
TUO FIGLIO EVIDENZIA QUESTI SINTOMI E COMPORTAMENTI PROBLEMATICI?
Partendo dall’impatto dei social e della tecnologia digitale sullo sviluppo psicoaffettivo degli adolescenti, studi ormai unanimi e consolidati focalizzano i rischi di dipendenza e alterazioni emotive e cognitive provocati dall’uso dei social, tenendo presente che un bambino o un adolescente non è in grado di limitarsi perché le piattaforme, come ben illustrato nella Sezione DOPAMINA… CHE COS’E’? CHE RUOLO HA NEI SOCIAL? sanno come condizionarlo.
La “cyberpsicologia”, scienza che studia le interazioni tra individui e nuovi media digitali, analizzando il loro impatto sui processi psicologici e sociali, evidenzia come, in un mondo sempre più digitale, la rete sia diventata uno spazio predominante, specie per i giovani.
Sai cos’è la sindrome FOMO? È l’acronimo di Fear of Missing Out: “paura di restare tagliato fuori”, cioè la paura per il minore di perdere – anche per la velocità e la frequenza dei messaggi e delle notifiche – qualche contenuto importante per lui o che addirittura parli di lui ed a cui lui deve assolutamente replicare…..un modo diabolico per tenere legati i bambini e gli adolescenti, notte e giorno!
Questa necessità di essere sempre collegati, a volte frequentando più piattaforme contemporaneamente, provoca:
- disturbi alimentari;
- perdita del sonno;
- calo del rendimento scolastico e dell’attenzione;
- depressione;
- interpretazione errata delle emozioni;
- insoddisfazione per la propria immagine corporea;
- incomprensioni e difficoltà nelle relazioni familiari e sociali;
- conflitti o amplificazione delle insicurezze;
- facile perdita di autocontrollo, comportamenti impulsivi;
- ricerca stimolazioni veloci e gratificanti, spesso con esposizione a comportamenti imprudenti;
- accettazione di sfide spesso pericolose per la propria incolumità (le challenge);
- atti autolesivi;
La letteratura scientifica mette in relazione diretta il tempo trascorso davanti agli schermi e lesioni personali, ideazioni suicidiarie e gesti anticonservativi. In data 18.6.2025 è stato pubblicato un ulteriore, autorevole studio sul tema (Association of Habitual Checking Behaviors on Social Media With Longitudinal Functional Brain Development, Maza et al., JAMA Pediatrics).
Il pool di scienziati di diverse facoltà di Neuroscienze e Neuropsichiatria di New York era partito dalla seguente domanda: “I percorsi di utilizzo compulsivo degli schermi sono associati a comportamenti suicidari, ideazione suicidaria e problemi di salute mentale nei giovani statunitensi?”. La risposta, basata sullo studio di oltre 4200 soggetti adolescenti per più di quattro anni, è inequivoca: “Il 31,3% ha mostrato traiettorie di utilizzo di dipendenza crescente per i social media e il 24,6% per i telefoni cellulari nell’arco di 4 anni. Traiettorie di utilizzo di dipendenza elevate o crescenti sono state associate a rischi più elevati di comportamenti o ideazione suicidaria rispetto a un uso che dà minore dipendenza. I giovani con un picco elevato o in aumento nell’utilizzo dei social media o con un elevato utilizzo di videogiochi, presentavano più sintomi internalizzanti o esternalizzanti”.
L’ultimo rapporto (13°) pubblicato dal Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC, doc. n. 103), gruppo composto da soggetti del Terzo Settore che si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e coordinato da Save the Children Italia, ha evidenziato gli aspetti più delicati dell’interazione dei giovani con i social:
“È importante, inoltre, riflettere anche sull’evoluzione che i social media stanno subendo. Si parla sempre di più, infatti, di recommendation media la cui differenza rispetto ai social media sta nel fatto che in questi ultimi i contenuti ci venivano proposti da un algoritmo in base alle nostre relazioni sociali, mentre nei recommendation media ci vengono proposti sempre da un algoritmo, ma le cui decisioni sono prese quasi esclusivamente in relazione ai dati che raccoglie su di noi, così come accade con TikTok. Ciò, evidentemente, ha una serie di implicazioni sull’accesso alle informazioni che è bene valutare con attenzione, in particolar modo in considerazione dell’uso quotidiano che i minorenni (soprattutto pre-adolescenti, che in base all’età non dovrebbero averne accesso) fanno di tali piattaforme. A questo contesto complesso, si aggiunge anche il fenomeno dell’intelligenza artificiale (IA). Si pensi, ad esempio, a ChatGPT diventata rapidamente uno strumento attraverso cui i ragazzi si informano e cercano risposte anche su problematiche delicate che li riguardano personalmente o quando devono svolgere i compiti per scuola. Ma occorre chiedersi qual è la sua affidabilità. È di fondamentale importanza iniziare a riflettere su questo tema per capire come meglio tutelare bambini e ragazzi”.
DANNO BIOLOGICO PERMANENTE
L’assenza di informazione da parte delle società che gestiscono le piattaforme social, ma anche la disattenzione dei legislatori e delle authorities deputate alla regolazione ed ai controlli, ha negato alle Famiglie ed al pubblico degli Utenti, compresi ovviamente i minori, di conoscere un fatto davvero grave ed inquietante: il rischio che l’utilizzo dei social possa provocare a chi si trova tra i 6/7 ed i 23/25 anni un danno biologico permanente.
Il Prof. Cantelmi – nel parere pro-veritate che rappresenta uno dei punti di forza dell’atto di MOIGE-Famiglie – ricorda infatti che “la corteccia prefrontale raggiunge la completa maturazione in età adulta (intorno 25 anni)” e che allora sia forte il rischio di danni permanenti alla salute mentale dell’adolescente poiché le sollecitazioni dell’eccesso di esposizione digitale può provocare danni sia per l’eccesso che per il difetto di dopamina. Durante lo sviluppo adolescenziale, il cervello compie una profonda rivoluzione che può essere impedita con modificazioni strutturali dalla eccessiva attività sullo schermo, con effetti simili all’utilizzo precoce di sostanze che creano dipendenza: gli effetti sono comportamenti problematici, impulsività, calo dell’attenzione ed inibizione della risposta.
Sul punto e a conferma di quanto sopra, sono intervenuti molti autorevoli enti, come la Commissione Europea con uno studio del maggio 2024 (Wellbeing and mental health at school. Guidelines for school leaders, teachers and educators) che illustra che “[g]li studenti di oggi riportano risultati peggiori in termini di salute mentale, influenzati da fattori come la pressione scolastica, l’immagine corporea, l’uso inadeguato dei social media e il bullismo, rispetto alle generazioni precedenti, insieme a un calo del rendimento scolastico”. Anche il Parlamento Europeo con lo studio a cura del Prof. dr. Brian O’Neill “L’influenza dei social media sullo sviluppo dei bambini e dei giovani” esamina l’influenza dei social sullo sviluppo dei bambini e giovani europei, citando numerose ricerche sull’uso dannoso da parte dei minori, affermando come “[i] social media sono pervasivi nella vita dei bambini e dei giovani europei attraverso i quali sono esposti a una vasta gamma di contenuti, contatti, comportamenti e rischi contrattuali” o ancora “[i] minori sono sistematicamente esposti a contenuti online dannosi sulle piattaforme, come l’odio online, i contenuti sessuali, le immagini cruente o violente, i contenuti che promuovono i disturbi alimentari e la disinformazione.”
HIKIKOMORI: CHE SIGNIFICA? CHI SONO I GIOVANI CHE SI ISOLANO?
“Hikikomori” è un termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori. È un fenomeno che riguarda soprattutto gli adolescenti, principalmente maschi, anche se l’incidenza femminile sembra essere in aumento e potrebbe essere stata sottostimata dagli studi condotti finora.”
Questa è la definizione che propone l’Associazione Hikikomori Italia, che da anni segue con attenzione il fenomeno, individuato in Giappone ed oggi presente in maniera diffusa in tutti i Paesi dove i giovani fanno un uso intenso dei social.
In una recente intervista di Walter Veltroni a Marco Crepaldi, psicologo e presidente dell’associazione Hikikomori Italia, pubblicata dal Corriere della Sera del 20 agosto 2025, viene indicato il numero dei giovani che in Italia vivono la scelta di autoescludersi: ben 200.000!
Nel corso dell’intervista Veltroni e Crepaldi discutono intorno alle tesi espresse nel libro “La generazione ansiosa” di Jonathan Haidt – che è uno dei “pilastri” dell’iniziativa giudiziaria di MOIGE – in particolare in merito alla correlazione tra ansia diffusa e smartphone. Secondo Crepaldi «gli studi sono concordi nel certificare l’impatto sull’ansia sociale di questi strumenti e sicuramente l’ansia sociale innesta un circolo vizioso. Un po’ come l’Hikikomori. Cioè, più tu scappi, più alimenti la paura, più la paura ti schiaccia”. Crepaldi, sulla base della sua diffusa conoscenza del disagio giovanile, è preciso nel richiedere molta attenzione con “l’accesso ai mezzi e soprattutto fare educazione digitale. Ma questo si scontra con le multinazionali, che vogliono ragazzi dipendenti dallo smartphone. La regolamentazione andrebbe fatta a monte, cioè da chi progetta o regola questi strumenti ormai evidenziati dalla letteratura scientifica come disfunzionali nella crescita, soprattutto dei giovani”. Proprio questo è l’obiettivo della nostra iniziativa: prima di tutto far rispettare la normativa, limitando come previsto l’accesso ai social solo a chi ha 14 anni compiuti, poi fare corretta informazione sui rischi collegati all’uso dei social, per evitare danni irreversibili alla salute ed i conseguenti danni riflessi su tutta la famiglia.
DOPAMINA… CHE COS’E’? CHE RUOLO HA NEI SOCIAL?
La dopamina è un neurotrasmettitore, una sostanza che veicola le informazioni fra i neuroni attraverso la trasmissione sinaptica. La dopamina funge da messaggero chimico per le cellule nervose, svolgendo ruoli cruciali nel cervello: per il controllo del movimento, delle emozioni, della motivazione e del sistema di ricompensa.
È nota come ”ormone del piacere” perché la sua liberazione ci fa provare sensazioni positive, spingendoci a ripetere comportamenti gratificanti. Funziona anche nella regolazione dell’umore, dell’attenzione, dell’apprendimento e della memoria, ed è fondamentale anche per le funzioni renali e l’equilibrio ormonale, ad esempio nella regolazione della prolattina.
Meta e TikTok conoscono bene questi meccanismi, che sfruttano per la progettazione e gestione delle loro piattaforme: provocare sensazioni di gratificazione, infatti, lega irreversibilmente l’utente alla piattaforma, favorendone l’abuso.
Il danno da abuso da social è più elevato per bambini e adolescenti, perché il loro cervello è ancora in fase di crescita e hanno una minore capacità “di difesa” rispetto agli adulti.
L’atto che MOIGE e le Famiglie ricorrenti hanno depositato al Tribunale di Milano evidenzia le ragioni che spingono Meta e TikTok ad indirizzare i propri sforzi per coinvolgere il più possibile i bambini fin dalla più giovane età. La principale consiste appunto nella maggiore facilità di influenzare un bambino o un adolescente, rispetto a un adulto, per una questione di sviluppo fisico e mentale, che nell’adolescente non è ancora compiuto.
Il Prof. Tonino Cantelmi – docente di Cyberpsicologia, presso l’Università Europea di Roma, tra i massimi esperti italiani in materia di psicologia dei social con riferimento ai giovani – con la collaborazione della Prof.ssa Marta Cacciotti ha redatto una importante relazione – allegata al nostro atto per confermarne le tesi che mette in evidenza come il cervello dell’adolescente si contraddistingua:
(i) per un diverso funzionamento del cd. sistema della ricompensa rispetto a quanto avviene nell’adulto, che porta il giovane a comportamenti più impulsivi, e
(ii) per una generale maggiore fragilità cerebrale, data dalla crescita ancora in atto: “nel cervello dell’adolescente il sistema della ricompensa, cioè il sistema deputato al soddisfacimento del piacere regolato dalla dopamina, è meno attivo. Di conseguenza per ricevere piena gratificazione, l’adolescente ha bisogno di vivere esperienze stimolanti e veloci. Tale affermazione spiega il motivo per cui i ragazzi sottovalutano il rischio e sono in prevalenza predisposti a mettere in atto comportamenti impulsivi e, talvolta, imprudenti, anche online. In questa fase rivoluzionaria della vita, i cambiamenti non sono rivolti esclusivamente all’esterno, ma si verificano anche importanti variazioni strutturali e funzionali a carico delle aree cerebrali corticali e sottocorticali. I processi e i meccanismi che sono alla base dello sviluppo encefalico rendono così il cervello dei giovani più fragile”.
SINTETIZZANDO: il minore, sia bambino che adolescente, è sempre alla ricerca di nuove emozioni e soddisfazioni, che i social dispensano a piene mani, creando così una dipendenza a carico del giovane utente: più resti collegato e più hai soddisfazioni e riconoscimenti, concretizzati nei like, commenti ed altri “segnali” che riesci ad ottenere. La dopamina è quindi un vero e proprio “cavallo di Troia” attraverso il quale Meta e TikTok condizionano ed indirizzano le coscienze dei giovani utenti, in alcuni casi provocando danni permanenti sul loro sviluppo cerebro-intellettivo, con effetti devastanti che permarranno per tutta la vita: limitazioni alle capacità intellettive, gravi ricadute negative sulle condotte relazionali, aggressività, difficoltà relazionale (per approfondire, vedi la sezione SOCIAL E EFFETTI AVVERSI del sito).
COME TI MANIPOLO IL PUPO……. ALGORITMI PER CONDIZIONARE TUO FIGLIO
FORSE NON SAI CHE QUANDO TI COLLEGHI AD UNA PIATTAFORMA SOCIAL, QUESTA GIA’ TI CONOSCE, SA QUALI SONO I TUOI INTERESSI ED I TUOI GUSTI ED E’ PRONTA A SODDISFARTI, PER TENERTI COLLEGATO IL PIÙ POSSIBILE E GUADAGNARE DALLA CESSIONE AI PUBBLICITARI DELLE INFORMAZIONI SUI TUOI INTERESSI (TUOI DATI PERSONALI). TI SARA’ CAPITATO DI RICEVERE IN CONTINUAZIONE CONTENUTI PUBBLICITARI SUI SOCIAL SU UN OGGETTO CHE PRIMA AVEVI CERCATO SUL WEB…
Infatti, il funzionamento dei social, in particolare quelli di Meta e TikTok, si fonda in gran parte su algoritmi informatici:
“In informatica un algoritmo può essere descritto come “una sequenza di passi finiti destinati a compiere un lavoro”. Più strutturato e ricco è un algoritmo e più esso sarà preciso e performante. Gli algoritmi oggi sono impiegati praticamente ovunque nella tecnologia e i Social Media e i Social Network non ne sono esenti. La capacità di un Social di raggiungere gli interessi specifici di un utente è strettamente correlata da quanto e da come l’algoritmo dell’applicazione viene sviluppato e implementato”.
In un mondo contraddistinto dall’onnipresenza dei social, è d’interesse anche il concetto della cd. identità algoritmica, ovvero il “processo di utilizzo di algoritmi per modellare e definire l’identità di un cliente” . (dalla perizia in materia di Digital Forensics del Dott. Paolo Dal Checco – consulente informatico forense di fama- allegata all’atto del MOIGE e delle Famiglie).
In sostanza, l’identità algoritmica si basa sull’applicazione di meccanismi telematici per raccogliere e analizzare i dati di un soggetto attraverso la sua attività online, per individuarne gli interessi, i gusti, le convinzioni, in modo che il sistema selezioni automaticamente messaggi dal contenuto coerente con tale “identità” così tenendolo sempre collegato.
I servizi di Meta e TikTok si basano in larga misura su tale profilazione degli utenti e come scrive il dott. Del Checco “viene tracciata non solo la navigazione, ma anche la durata della navigazione dei singoli contenuti”. Questa analisi continua e minuziosa dell’attività degli utenti consente alle aziende di proporre e riproporre contenuti altamente personalizzati (e ripetitivi), costituendo una tra le principali cause di dipendenza – e di danno – per i giovani utenti:
“Gli algoritmi analizzano il comportamento passato degli utenti (like, commenti, condivisioni, tempo trascorso su un post) per mostrare contenuti che ritengono più interessanti per l’utente che prendono il nome di “Feed”. Questo porta a un flusso continuo di contenuti altamente rilevanti e coinvolgenti, aumentando plausibilmente la difficoltà a disconnettersi.
Tale sofisticato sistema è ormai raffinatissimo, supportato ora dall’Intelligenza Artificiale, e viene complessivamente definito “Tecnologia persuasiva o captologia”, affascinante quanto inquietante branca della scienza che esplora l’intersezione tra informatica e persuasione, che si può definire “un sistema informatico progettato per modificare atteggiamenti e comportamenti senza apparente coercizione o inganno”.
Essa è descritta come un sistema che può sia rafforzare che cambiare i comportamenti degli utenti e che può agire anche contro il loro interesse, realizzando una manipolazione computazionale che utilizza intelligenza artificiale e Big Data per influenzare i processi decisionali in modo occulto.
L’impatto negativo di tali processi sui diritti fondamentali è riconosciuto in numerosi testi di legge UE, come la Legge sui Servizi Digitali (DSA), la Legge sui Mercati Digitali (DMA), la Legge sull’Intelligenza Artificiale (AIA), gli Orientamenti della Commissione UE sulla Direttiva 2005/29 (Dir. sulle Pratiche Commerciali Sleali). Tutti riconoscono l’esistenza dell’IA manipolativa, ma nessuno fa qualcosa di serio e concreto per tutelare la libertà formativa e l’equilibrio mentale dei più indifesi: bambini e adolescenti! È a questo atteggiamento omissivo che vuole ovviare la nostra iniziativa!
DIFENDITI! SE TI SENTI TROPPO CONDIZIONATO DAI SOCIAL
DIFENDI TUOI FIGLIO! SE SEI UN GENITORE PREOCCUPATO PER LA SUA SALUTE MENTALE E PER IL SUO ORDINATO SVILUPPO
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Per informazioni… info@classactionsocial.it
